Cosa è accaduto dopo la attesa sentenza della Cassazione a Sezioni Unite sugli interessi dei mutui?

In realtà la sentenza è stata molto deludente, non ha sgombrato la materia da equivoci e difettose letture, limitandosi a dare un colpo al cerchio, accontentare le banche con una sentenza  apparentemente favorevole,  ed uno alla botte, lasciare ai Tribunali di merito il compito di leggere in modo più attento la matematica finanziaria da applicare al diritto. 

Dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 29/05/2024, commentata anche su questo sito, la Giurisprudenza continua ad essere ancora più disorientata di prima: si attendeva una chiara ed univoca presa di posizione della Corte, ma la montagna ha partorito il classico topolino, anche malaticcio. Prima di esprimermi ancor più compiutamente sull’argomento e la sua evoluzione, ho atteso gli eventi per alcune settimane.

I Giudici dei Tribunali di merito, cui i mutuatari si sono rivolti al fine di avere giustizia contro un sistema vessatorio e fortemente penalizzante di abnorme calcolo degli interessi, seguono attualmente tre tipologie di orientamento:

  • I giudici attendisti: sono quei giudici che rinviano le cause di mesi, quando non di anni, per paura di decidere, attendendo tempi migliori e magari un più marcata presa di posizione delle superiori magistrature o financo del legislatore.
  • I giudici che, nascondendosi acriticamente dietro alcun indicazioni, parziali, incerte e contraddittorie, della Corte di Cassazione, si limitano a respingere ogni richiesta di accertamento ed approfondimento, evidentemente con un malcelato favor verso il sistema bancario.
  • I giudici che, cogliendo precisi percorsi della sentenza di Cassazione a sezioni unite preferiscono approfondire l’argomento e la materia al fine di vagliare se le contestazioni eccepite dai mutuatari sono frutto di fantasie ed allucinazioni o se fondano su qualche principio finora trascurato.    

Il problema della presenza o meno di anatocismo negli interessi pagati sui mutui, dunque in violazione di una cogente normativa di tutela del debitore, è al limite tra la matematica finanziaria e il diritto e nessuno può risolverlo senza l’aiuto dell’altro:  l’operatore di diritto deve avvalersi di nozioni di algebra, pur semplici, e l’esperto di matematica deve avvalersi dell’operatore di diritto per leggere adeguatamente e correttamente lo sviluppo delle formule utilizzate per calcolare gli interessi.

Ecco perché il terzo modo di affrontare l’apparente enigma, quello del Giudice che nelle udienze si esprime per un approfondimento, è quello più equo e giusto:   così hanno fatto sia il Tribunale di Pisa che l’autorevole Corte di Appello di Torino (che in diritto bancario “crea” giurisprudenza molto seguita) i quali si sono avvalsi dell’ausilio di un tecnico esperto contabile per una indagine volta a verificare quanto i periti di parte, ed  i loro avvocati,    hanno sostenuto negli atti di citazione in giudizio delle banche. Non si sono limitati, questi organi giudicanti, a cogliere passivamente le affermazioni fuorvianti e spesso semplicemente inconferenti della Cassazione, ma ne hanno studiato gli aspetti più incisivi, chiedendo all’ausiliario di svolgere indagine contabile al fine di verificare se gli interessi, palesemente abnormi in più casi, pagati sui mutui, siano regolari o siano affetti da una patologia antica e moderna che si denomina anatocismo.

All’esito di queste indagini contabili, in questi processi in corso, ne sapremo di più.


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