Si svela un altro misfatto: la rata dei mutui

le rate di mutui

Come nel 1999 si disvelò il misfatto dell'"Anatocismo" (cfr. articolo nel blog) , allo stesso modo sta cadendo il velo su un'altra prassi bancaria che ha consentito in decenni di attività guadagni colossali al sistema bancario ed un drenaggio di risorse dall'economia reale all'economia di carta della finanza. Grazie allo studio ed all'approfondimento di alcuni tecnici dal pensiero libero ( in primis il dott. Roberto Marcelli e i suoi collaboratori - www.Assoctu.it) sta emergendo che da sempre le banche hanno calcolato le rate dei mutui ( tutti i generi di mutuo con rimborso graduale del capitale nel tempo, dunque mutui ipotecari, prestiti personali, leasing etc.), con un meccanismo contabile, con una formula finanziaria che viene tenuta celata nei contratti. Il motivo è presto chiarito: per calcolare la rata ci sono solo due modalità che la matematica finanziaria ha reso disponibili agli operatori, la formula a regime semplice e la formula a regime composto e, ovviamente, la banca ha sempre utilizzato la seconda, da cui deriva una rata per il debitore più alta rispetto all'utilizzo della prima formula ed un monte interessi più cospicuo corrisposto alla banca. Celando questa circostanza al debitore, viene dato per scontato, nei contratti, l'utilizzo della seconda formula più gravosa, senza dare la scelta al debitore tra le due modalità e senza indicare nei contratti quale formula viene utilizzata, al fine di non far nascere nel debitore la "curiosità" di  conoscere l'altra formula più a lui favorevole. 

Dalla teoria, dallo studio, dalla ricerca, occorre ora passare alla pratica, alla realtà quotidiana.  Da un lato c'è da creare un movimento di opinione che induca il sistema bancario a modificare le sue scelte indirizzandole un po' meno sul profitto e un po' più sulla ragionevolezza; dall'altro lato  è d'uopo provare a convincere gli organi giudicanti aditi per dirimere questa controversia sulla illegittimità del comportamento delle banche a provvedere ai giusti ristori per il "misfatto".  


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